In questa pagina una nota di Vincenzo Pirani dal Volume “Ancona dentro le mura”, due brani tratti dai volumi di Giorgio Occhiodoro “… Un Occhiodoro sulla vecchia Ancona” e una scheda storico-artistica dell’architetto Giulia Paoloni progettista dell’intervento di restauro del 2003. Nella Photo Gallery trovate alcune immagini storiche della fontana e alcuni scatti risalenti alla “gelata” del febbraio 2012, con la fontana ricoperta da ghiaccio.
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Dal volume “Ancona dentro le mura” di Vincenzo Pirani
La fontana dei quattro cavalli, detta anche “del Pupo de San Nicola”, è oggi in Piazza Roma, una delle piazze nate dopo l’ampliamento ottocentesco della città. Fu però studiata e realizzata per la Piazza di S. Nicola (ubicata indicativamente nella zona della scala del teatro delle Muse).
Esisteva già sulla Piazza di S. Nicola una fontana che riceveva le acque dalla Fonte del Calamo.
Prima fu rinnovata nel 1755 poi sostituita da una nuova studiata da Scipione Daretti e realizzata con il concorso dello scultore Gioacchino Varlè. Rimase sulla Piazzetta di S.Nicola sino al 1821.
Demoliti l’Isola dei Filippini ed il Palazzo del Podestà o del Bargello, tra i quali si trovava, emigrò nell’attuale Piazza Kennedy. Colà rimase sino al 1909, anno in cui fu nuovamente spostata e collocata nella sede attuale.
La fontana consiste in una ampia vasca contenente un gruppo di rocce dalle quali emergono quattro cavalli alternati a delfini; al disopra, su una guglia, un putto che veniva chiamato argutamente il “pupo di S. Nicola”. L’acqua scende nella vasca dagli animali e dal putto. Il raccordo tra la vasca ed il piano stradale è realizzato con gradini che seguono in parte l’andamento mistilineo.
(da “Ancona dentro le mura di Vincenzo Pirani”)
Dai volumi “… Un Occhiodoro sulla vecchia Ancona”
Volume Primo
La carrozza era uno dei mezzi più usati per lo spostamento in città: uno dei posteggi dei “fiacaristi’’ era piazza dei cavalli (oggi Kennedy), che vediamo nella fotografia in alto. La foto risale certamente all’inizio di questo secolo in quanto c’é ancora la fontana del Varlè, detta “el Pupo de San Nicola”, che fu trasferita a Piazza Roma soltanto nel 1908.
C’è una sola carrozza in attesa di clienti: evidentemente le altre erano in servizio per la città. Altri posteggi erano in Piazza del Teatro, a Piazza Roma, alla Stazione Ferroviaria, al Bagno Marotti durante la stagione balneare, al Piano S. Lazzaro, e altri.
“El fiacarista ce teneva un bel pò: quanto prestava servizi speciali come matrimoni, cerimonie, ecc se vestiva de scuro cu la bombeta o meteva adiritura el fracche! Tanti ene stati i fiacaristi ch’è fadiga ricurdasse de tuti; de qualchiduno più curioso d’i altri se ne parla ancora, pr’esempio de Cimició che ciaveva la stala vicino a la Dindola, cuprativa de fachini cu la sede de fianco a la cantina de Moronci, a l’inizio de via Isonzo. Stu Cimiciò purtava ’na panza… de nove mesi e racuntava a tuti ch’el nono era stato postiglió de Giuseppe Garibaldi!
“Pepe la scuchia” (per via de la chiepa piutosto… avanzata) stava de casa aj Archi vicino a la Socetà d’i Franchi Bevitori.

Volume Secondo
La “Fontana dei cavalli” in piazza Garibaldi dove era stata trasferita per la costruzione del Teatro delle Muse nel 1882 e da dove, nel 1908, per facilitare il passaggio del “tranve”, sarà rimossa e portata a Piazza Roma “indó, finalmente, el pupo de S. Nicola à poduto trovà logo!”
Sul palazzo, che si attribuisce al Ciaraffoni, architetto della Chiesa del Sacramento che l’affianca, si aprono l’orologeria Faller e la “mercerie-biancherie” di Vivani.
Tesoro Camaleonte era un ebreo che aveva bottega di generi alimentari nei dintorni di “Piazza dei cavalli”. Camaleonte era il nome di battesimo impostogli dal padre quando andò “a segnàlo in municipio”; l’impiegato dell’anagrafe esitò un pò di fronte a quel nome cosi strano, ma il padre insistette: “è mi fiolo e jè meto nome cume me pare!”
Ma la nonna del piccolo Camaleonte “nun jè l’à fata mai a chiamalo cul nome giusto e alora pe nun sbajà el chiamava Capedemonte!”
In occasione dei lavori di restauro del 2023, tratto da: https://www.comuneancona.it/ankonline/ankonmagazine/2023/07/25/raccontancona-la-storia-della-fontana-dei-cavalli/

RaccontAncona: la storia della Fontana dei Cavalli
Torna a nuova vita la fontana dei Cavalli di piazza Roma. Ma per chi non lo sapesse, non fu quella la prima ubicazione del manufatto, che in verità, ha “frequentato” altri spazi del centro storico dorico.
Inizialmente la “fontana di San Nicola” sorgeva nello spazio compreso tra l’isola dei Filippini , dove appunto era la Chiesa di San Nicola, e il Palazzo del Bargello. Veniva alimentata dallo stesso acquedotto che dava origine alla fontana delle Tredici Cannelle.
Probabilmente della configurazione iniziale facevano parte il grande catino in granito ed il putto sommitale, anch’essi di diversa origine.

Nel 1755/1758 la fontana fu completamente riprogettata dall’architetto Daretti e realizzata dallo scultore Gioacchino Varlè. Vennero riutilizzati gli elementi esistenti e vennero aggiunti i cavalli alati, i “delfini” e la vasca di base, assumendo la forma attuale.
Nel 1821, per ottenere lo spazio necessario alla costruzione del teatro delle Muse, vennero demoliti il palazzo del Bargello e la chiesa di San Nicola; la fontana allora venne smontata e trasferita nell’attigua Piazza Nuova (poi piazza Garibaldi ed ora intitolata a J. F. Kennedy).
Con la costruzione della linea tranviaria che seguì all’ingresso di Ancona nel Regno d’Italia, il monumento si trovò troppo vicino alle rotaie . Per ovviare a questo inconveniente, nel 1908 la fontana venne nuovamente spostata e collocata nel luogo ove si trova attualmente, Piazza Roma.
Lo scultore Vittorio Morelli curò il trasferimento e la nuova sistemazione, sopra un podio di tre gradini circolari, ritenuti necessari per adeguare il monumento allo spazio più ampio; sul gradino più basso fu incisa una scritta per testimoniare l’anno del restauro: “R. 1908”.
Durante la Seconda guerra mondiale i bombardamenti danneggiarono la fontana e le sue sculture, che nel 1946-’48 furono restaurate sempre ad opera del Morelli.
La storia recente
Nel 1996, con il progetto di sistemazione di Piazza Roma, venne prevista una nuova collocazione per la fontana, avvicinata all’asse di Corso Mazzini entro una sistemazione circolare e senza uno dei gradini di rialzo, assumendo una conformazione più aderente all’originaria, testimoniata dalle foto di quando era ubicata in Piazza Garibaldi. Venne completamente smontata consentendo un restauro completo “a tutto tondo” fuori opera, ed un radicale controllo e rifacimento delle numerose giunzioni tra i pezzi che la compongono. Con l’occasione venne eseguita una indagine petrografica, che evidenziò l’utilizzo di numerose pietre di natura completamente diversa, particolarmente evidente una volta eseguite le operazioni di pulitura delle superfici. Il grande catino intermedio è realizzato in “granito” grigio classificato come “tonalite”. Vengono inoltre individuati elementi in calcare massiccio, pietra d’Istria, corniola, rosso ammonitico.
Alcune figure, quali i “delfini” addossati ai blocchi centrali, furono sostanzialmente ricostruiti e modellati in malta sul modello di quelli originari in pietra.
Data la frammentazione del complesso, dovuta alla ri-composizione con riutilizzo di parti provenienti da altri monumenti, peggiorata dai ripetuti montaggi e dai danni della guerra, sono presenti tantissime stuccature la cui realizzazione, tenuta sotto livello, venne finita con uno strato superficiale intonato, per quanto possibile, alle pietre che andavano ad unire.
Nel rimontaggio, il catino intermedio, anche questo in due pezzi riuniti tra loro, richiese la formazione di un bordo aggiuntivo per ottenere un’orizzontalità necessaria a garantire la caduta uniformemente distribuita del velo d’acqua.
Il restauro comprese tutte le fasi di lavorazione, comprendenti la pulitura, il consolidamento e la protezione.
Vennero eseguite estese operazioni di pigmentazione per intonare le parti ricostruite o stuccate alla pietra adiacente.
La vasca inferiore, sul fondo della quale vennero posate le griglie di ripresa e scarico, ed anche i corpi illuminanti sommersi, venne rivestita da uno strato di intonaco sul quale fu posata l’impermeabilizzazione in malta resinosa su rete sottile in polietilene.
L’intervento permise di dotare la fontana di un impianto di alimentazione idraulico con acqua di ricircolo e il ripristino di tutti i getti d’acqua con gli zampilli provenienti dai “delfini” e la caduta a velo tra le tre vasche.
Vale la pena ricordare che, prima dell’intervento del 1998, ormai da numerosi anni la fontana era completamente secca.
Nella “Documentazione fotografica” si allegano alcune immagini che mostrano le fasi del montaggio, in cui si possono riconoscere i passaggi delle tubazioni idriche ed elettriche, l’esistenza di profondi scassi per il passaggio all’interno dei gruppi statuari, la composizione quanto mai frammentata degli stessi.
Nel 2006 fu necessario rifare l’impermeabilizzazione interna della vasca inferiore ed il ripristino del fissaggio di un’ala di un cavallo, quest’ultima oggetto di ripetuti atti vandalici, che anche successivamente, hanno comportato la necessità di intervento.
Nel 2008 la parte sommitale della fontana venne dotata di un impianto elettrostatico per l’allontanamento dei volatili alimentato da un pannellino solare collocato ai piedi del putto, in posizione invisibile dal basso.
Tale impianto non è più efficace da quando, nel 2016, una gelata invernale ha divelto un tratto dei conduttori metallici montati sul bordo vasca .
La fontana
La fontana è costituita da tre vasche concentriche di dimensione crescente procedendo dall’alto in basso. La vasca posta in alto e quella ad altezza intermedia sono di forma circolare, mentre quella basamentale è mistilinea.
Sopra a tutto è posto un putto, detto popolarmente “pupo di San Nicola”, nome che ricorda ancora, dopo più di due secoli, la collocazione originaria nei pressi della chiesa omonima. Il putto tiene tra le mani un pesce, dalla cui bocca sgorga l’acqua che poi scende, per cascate successive, fino alla base. Nella vasca più bassa sono presenti i quattro cavalli marini (sui fianchi si notano le pinne) che danno il nome alla fontana; tra essi si scorgono quattro “delfini”, posti sopra alla roccia centrale. L’acqua sgorga anche dalla bocca e dal naso degli otto animali marini.
La fontana ricorda attraverso le sue sculture i due aspetti del mare, entrambi conosciuti dai marinai anconitani: i cavalli marini, sacri a Poseidone, ricordano le tempeste che secondo la mitologia il dio del mare poteva scatenare; i delfini, sacri ad Afrodite, ricordano invece la buona navigazione. Entrambe le divinità greche del mare sono così presenti con i loro simboli affiancati nella fontana monumentale.
(Assessorato Lavori Pubblici – architetto Giulia Paoloni)